Un viaggio lungo le dolci curve che accompagnano le colline dell’Oltrepò pavese attraverso la Val Tidone, oltre il Trebbia e fin nel cuore piacentino della Valle del Chero, alla scoperta di Veleia Romana.
Organizzato dai Rotary Club di Valle Staffana e di Valle Certosa, il nostro viaggio comincia a Codevilla (Pavia), presso il caratteristico agriturismo che racchiude l’Azienda Agricola Montelio. Giusto il tempo di salutarci fra un caffè e un quadrotto di ottima crostata, e siamo già in sella.
Tra i giubbetti di testa e di coda, le moto scaldano i motori per le strade di campagna del pavese. Come iniziamo a salire in altitudine, siamo accolti da un variopinto panorama, acceso a tratti dal verde dei prati, a tratti dal giallo dei campi. Una breve sosta tecnica alle soglie della provincia piacentina, per subito ripartire verso le colline che circondano il fiume Trebbia. Nessuna fretta angoscia le ruote, veloci quello che basta per permetterci di godere del paesaggio rurale che scende fra un tornante e l’altro.
Passato il Ponte Olio proseguiamo fino alla meta: l’antica cittadina di Veleia. Fondata dalla tribù ligure dei Veleitas, venne conquistata dai Romani nel 158 a.C. dopo una strenua resistenza. Divenne prospero municipio al governo dell’area collinare fra Parma, Piacenza e Lucca. Grazie alla guida abbiamo potuto scoprirne i tesori: le terme bromoiodiche, il perimetro della domus augustea, le colonne e i gradini dell’antico foro. Del piccolo antiquarium ci incuriosisce soprattutto un reperto, la Tabula Alimentaria traianea: una stele preziosa che racconta con che cosa venivano coltivati i campi attraverso il registro dei prestiti concessi ai proprietari terrieri, i cui interessi erano devoluti a sostegno delle famiglie meno abbienti – in pieno spirito rotariano.
Saziata la fame di cultura, è ora di nutrire anche gli stomaci. A pochi chilometri dalla cittadina romana ci accomodiamo alla tavola dell’Antica Trattoria da Dorino. Appena sfornata, la prima a deliziarci è la bortellina, versione piacentina dello gnocco fritto, così buona che è quasi un peccato avvolgerla nel crudo e accompagnarla coi sottaceti. A seguire due primi degni di nota: una cremosa tagliatella ai funghi e i tortelli di ricotta alle erbette. Con il piatto dei dolci arriva il momento della lotteria. Fra i premi gentilmente offerti ci sono oggetti d’argenteria, kit per motociclisti, torte e bottiglie di vino. La Dea Bendata non premia mai tutti, ma la gioia del service e la riconoscenza del Programma Internazionale di Lotta alla Poliomelite, sono una più che degna ricompensa.
Ritirati i premi e salutati tutti quelli a portata di braccia, si infilano i caschi e si riparte verso casa, sorridendo per l’ultima volta da dietro le visiere ai compagni motociclisti e rotariani.
Emanuela, figlia e zavorrina di Carlo Linetti (Rotary Club Castello)